È più difficile lasciarsi amare che amare.
Il narcisista non si lascia amare. Pretende attenzione per sé. Gli altri sono lo specchio dell’amore che egli riversa su se stesso. In lui non resta amore per gli altri. È come un buco nero che attrae tutto l’amore degli altri verso se stesso. E non lascia libertà.
Altra è l’esperienza del lasciarsi amare. Si tratta di un’esperienza imprevedibile. Siamo chiamati ad aprirci agli altri. Ad accogliere l’amore che ci viene donato. A prima vista, può apparire una cosa così semplice e facile. Ma se vogliamo che gli altri ci amino, dobbiamo, in un certo senso, perdere la nostra libertà. Dobbiamo lasciare che gli altri penetrino in noi, nella nostra esistenza. Dobbiamo accogliere in noi un dono che viene offerto – e custodirlo.
In una società dell’attivismo, propensa a proclamare la libertà individuale (libertà più declamata che concessa e realizzata), ove è messo in rilievo il proprio protagonismo e la capacità di realizzarsi ci si pensa sempre come persone in azione. L’homo faber deve agire. Ed anche nel campo dell’amore è l’azione attiva che viene perseguita. Ma può assumere pure i caratteri della tragedia. C’è un amore che, quando non si sente corrisposto, può impazzire ed arrivare a provocare la morte intorno a sé (o a darsi la morte).
Ma il lasciarsi amare è un sentiero di cui non si conosce il percorso. Ben pochi sono disposti a percorrere questa misteriosa strada che porta molto lontano.
E lasciarsi amare da Dio è l’esperienza più sconvolgente che possiamo fare.
Faustino Ferrari