(Giov. 19,30)
Suor Maria degli Angeli
Carmelitana Scalza
Nello strazio,Gesù, dell'agonia,
scordando Te ed il tuo dolore atroce,
hai chiesto solo perdonato sia,
agli umani che t'han posto in Croce.
“Padre - dicesti Tu con grande affanno,
e pur a me pensando in quell'istante -
Padre perdona loro, ché non sanno
il mal che fanno e quante pene, quante,
questo delitto su lor trarrà addosso!”
L'uomo che vicino a Te pende dal legno,
da questo mite tuo parlar commosso,
a Te rivolto dice: “ Nel tuo regno
giunto, ricordati di me!” Il tuo viso
di gioia ha un lampo, mentre a lui rispondi:
“Oggi con me, sarai nel Paradiso.”
Il Sangue tuo che dai solchi fondi
delle ferite sgorga e le tue vene
vuota, in Te accende insopprimibil sete:
sete, però, che nessun'acqua lene
né estinguer può, che a più vaste mete,
fiamma d'amor Ti spinge e Ti consuma.
“Ho sete!” Gridi Tu: ma al tuo lamento
la terra non può dar risposta alcuna;
che, anzi, ancor accrescere il tuo tormento!
Presso la croce in gramaglie avvolta
sta la tua Mamma affranta e addolorata,
più che nel suo, nel tuo dolor sepolta.
A Lei rivolto con voce velata:
“Donna, - le dici Tu – ecco il tuo figliolo,
ed ecco la tua Madre” dì a Giovanni,
che i seguaci tuoi or egli solo,
al tuo dolore assiste e ai tuoi affanni.
Poi che la Madre ancor hai donato,
straziante grido erompe dal tuo Cuore:
“Mio Dio, perché mi hai abbandonato?
Perché solo mi lasci nel dolore?”
Ma in un supremo gesto d'abbandono:
“Nelle tue sante mani, o Padre e Dio -
Tu mormorando vai – Io già ripongo
e affido a Te lo Spirito e il gregge mio!”
Qual vittoria allor grido possente
Tu lanci al cielo: “Tutto è consumato!”
Chinato il capo, muori dolcemente.
Scendon le tenebre, pietoso velo,
a ricoprir quel Corpo dissanguato,
che come fior su lo spezzato stelo,
piegato verso il suol, dal legno pende!..