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Giovedì, 15 Marzo 2018 19:08

V Domenica di Quaresima – Domenica 18 Marzo 2018

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Anno B

- don Paolo Squizzato

Prima lettura: Ger 31,31-34

Ecco, verranno giorni – oracolo del Signore –, nei quali con la casa d’Israele e con la casa di Giuda concluderò un’alleanza nuova. Non sarà come l’alleanza che ho concluso con i loro padri, quando li presi per mano per farli uscire dalla terra d’Egitto, alleanza che essi hanno infranto, benché io fossi loro Signore. Oracolo del Signore.

Questa sarà l’alleanza che concluderò con la casa d’Israele dopo quei giorni – oracolo del Signore –: porrò la mia legge dentro di loro, la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo. Non dovranno più istruirsi l’un l’altro, dicendo: «Conoscete il Signore», perché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande – oracolo del Signore –, poiché io perdonerò la loro iniquità e non ricorderò più il loro peccato.

Amen

Salmo: Sal 50

Crea in me, o Dio, un cuore puro.

Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;

nella tua grande misericordia

cancella la mia iniquità.

Lavami tutto dalla mia colpa,

dal mio peccato rendimi puro. Rit.

Crea in me, o Dio, un cuore puro,

rinnova in me uno spirito saldo.

Non scacciarmi dalla tua presenza

e non privarmi del tuo santo spirito. Rit.

Rendimi la gioia della tua salvezza,

sostienimi con uno spirito generoso.

Insegnerò ai ribelli le tue vie

e i peccatori a te ritorneranno. Rit.

Alleluia, Alleluia, Alleluia.


Seconda lettura: Ef 5,7-9

Cristo, nei giorni della sua vita terrena, offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito.

Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono.

Parola di Dio

Canto al Vangelo (Gv 12,26)

Lode e onore a te, Signore Gesù!

Se uno mi vuole servire, mi segua, dice il Signore,

e dove sono io, là sarà anche il mio servitore.

Lode e onore a te, Signore Gesù!

Vangelo: Gv 12,20-33

In quel tempo, tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù».

Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome».

Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!».

La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire.

Parola del Signore

OMELIA

Alcuni chiedono di ‘poter vedere Gesù’. Gesù risponderà non ‘come’ vederlo ma ‘dove’ incontrarlo. L’amore non si vede, se ne fa esperienza. Vuoi ‘vedere Gesù’? Comincia ad amare e lo incontrerai: «Quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25, 40).

Cosa vuol dire amare? Uscire dall’inganno dell’ego, dall’auto-referenzialità e cominciare a prendersi cura dell’altro. L’incentramento sull’io è un’implosione, un corto circuito, mentre l’essere presente all’altro, è edificazione del sé autentico. Se la cura dell’ego è uguale a morte: «chi ama la propria vita la perde» (v. 27), la morte dell’ego trasformerà lentamente il nostro essere autentico. «Muori e diventa» (Goethe). Infatti un seme, l’unico modo che ha di poter sbocciare e sapere ciò che è in realtà, è di conoscere la morte, la disfatta nella nuda terra e quindi venire alla luce di sé.

Noi siamo la vita che doniamo agli altri. E in questo vivificare i fratelli, ‘glorifichiamo Dio’. Certo, perché l’unica gloria che Dio può conoscere è ‘l’uomo vivente’ (Ireneo). La sua felicità è il mio compimento. Gettando luce in faccia all’umanità che incontriamo, noi usciamo dall’ombra e Dio s’illumina.

È amando i fratelli che il nome di Dio verrà santificato. Ogni volta che nel Padre nostro recitiamo:“Sia santificato il tuo nome”, ci impegniamo a morire per i fratelli, perché il vero nome di Dio sono i suoi figli. Quando infanghiamo il nome degli uomini, quando non diamo loro dignità – o peggio ancora quando gliela togliamo – il nome di Dio viene offeso. Questa è l’unica bestemmia conosciuta nel cristianesimo: offendere l’uomo. Dire “Sia santificato il tuo nome” significa: “che i tuoi figli comincino a vivere di più”.

Non solo. Il brano di oggi ci ricorda che vivendo il principio dell’amore, nelle nostre comuni circostanze di vita, il “principe di questo mondo” sarà gettato fuori. E questo principe non è il diavolo, ma quel vivere imperniato sulla logica del potere, dell’arrivismo, della cattiveria, della prevaricazione, dell’egoismo. Laddove si vive l’amore, questa cappa mortale verrà dissolta. Più luce immettiamo nelle nostre relazioni, più il potere del male arretrerà e la tenebra conoscerà la sconfitta.

Aveva ragione Dostoevskij, sarà la bellezza a salvare il mondo, e la bellezza altro non è che l’amore manifestato. Infatti Gesù dice: “Quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me”. La croce è l’evento più bello della storia, non in quanto strumento di tortura ma come espressione massima di amore, di bene e di luce. E la bellezza attira, affascina, trascina. Non saranno mai le prediche e il moralismo a trasformare il mondo, ma un amore coerente, capace di andare fino alla fine.

Affascinati da questo amore credibile, cominceremo ad essere seminatori di luce anche noi, e pian piano vedremo germogliare il deserto e costateremo il compiersi di un giardino che sottovoce oseremo chiamare paradiso.

CAMMINO DELLA SETTIMANA

Due spunti su cui meditare, a Voi cercarne altri:

  • “Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore.”

  • “Non saranno mai le prediche e il moralismo a trasformare il mondo, ma un amore coerente, capace di andare fino alla fine.”

Buon cammino!

"Una guida sintetica per condurre la Liturgia della Parola"

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