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Venerdì, 22 Settembre 2017 11:41

XXV Domenica del Tempo Ordinario

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– Domenica 24 settembre 2017 –

Anno A

don Paolo Squizzato

Prima lettura: Is 55,6-9

Cercate il Signore, mentre si fa trovare,

invocatelo, mentre è vicino.

L'empio abbandoni la sua via

e l'uomo iniquo i suoi pensieri;

ritorni al Signore che avrà misericordia di lui

e al nostro Dio che largamente perdona.

Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri,

le vostre vie non sono le mie vie. Oracolo del Signore.

Quanto il cielo sovrasta la terra,

tanto le mie vie sovrastano le vostre vie,

i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri.

Parola di Dio



Salmo: 144


Rit. Il Signore è vicino a chi lo invoca.


Ti voglio benedire ogni giorno,

lodare il tuo nome in eterno e per sempre.

Grande è il Signore e degno di ogni lode;

senza fine è la sua grandezza. Rit. 

Misericordioso e pietoso è il Signore,

lento all'ira e grande nell'amore.

Buono è il Signore verso tutti,

la sua tenerezza si espande su tutte le creature Rit.  


Giusto è il Signore in tutte le sue vie

e buono in tutte le sue opere.

Il Signore è vicino a chiunque lo invoca,

a quanti lo invocano con sincerità. Rit.


Alleluia, Alleluia, Alleluia.



Seconda lettura: Fil 1,20c-24.27a


Fratelli, Cristo sarà glorificato nel mio corpo, sia che io viva sia che io muoia.

Per me infatti il vivere è Cristo e il morire un guadagno.

Ma se il vivere nel corpo significa lavorare con frutto, non so davvero che cosa scegliere. Sono stretto infatti fra queste due cose: ho il desiderio di lasciare questa vita per essere con Cristo, il che sarebbe assai meglio; ma per voi è più necessario che io rimanga nel corpo.

Comportatevi dunque in modo degno del vangelo di Cristo.

Parola di Dio



Canto al Vangelo (At 16,14b)


Alleluia, alleluia.

Apri, Signore, il nostro cuore

e accoglieremo le parole del Figlio tuo.

Alleluia



Vangelo: Mt 20,1-16

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:

«Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all'alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: "Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò". Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: "Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?". Gli risposero: "Perché nessuno ci ha presi a giornata". Ed egli disse loro: "Andate anche voi nella vigna".

Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: "Chiama i lavoratori e dai loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi". Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch'essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: "Questi ultimi hanno lavorato un'ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo".

Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: "Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest'ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?". Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».

Parola del Signore



OMELIA

Il padrone di casa esce anche alle cinque, ossia fuori ogni tempo massimo, dato che il lavoro nei campi terminava alle quattro. Il padrone di casa esce ad ogni ora per chiamare a sé i casi disperati, quelli che 'nessuno ha mai preso a giornata' (v. 7), quelli da sempre ritenuti 'perduti', falliti e cattivi. I non idonei e gli irregolari. Per Dio non ci sarà mai un tempo della vita in cui un uomo possa dire: tanto io son così, non cambierò mai, non ce la farò mai, come potrò essere amato anch'io? Dio non può sopportare vi siano figli 'disoccupati', perché l'unica occupazione degna dell'uomo è esperire l'amore e così portare frutto. Dio non può permettere che uno solo dei suoi figli fallisca la propria esistenza non portando frutto. "Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?" (v. 6b). Non è un rimprovero, ma con tono accorato e preoccupato si rivolge loro affinché si rendano conto che la vita è una e non può essere sprecata.

E poi, a sera, giunge il momento della resa dei conti. Tutti vengono 'pagati' con la stessa moneta: un denaro, la paga di un operaio per un giorno di lavoro.

Ma alcuni – i primi – si lamentano del trattamento del padrone di casa. E noi sappiamo che tutto il Vangelo è scritto per smontare la logica dei 'primi della classe', dei bravi, dei meritevoli, dei giusti, di quelli che sono convinti che più si sbattono per Dio più questi penserà loro ricompensandoli.

Per il Vangelo la meritocrazia non conta, è saltata, non tiene più.

I primi 'pensarono che avrebbero ricevuto di più' (v. 10a). Ma – fortunatamente – "i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie" dice il Signore (Is  55, 8 – Prima lettura di oggi). Nel mondo di Dio non è questione di più o di meno, di merito o di colpa, ma solo di dono e di accoglienza.

Il Vangelo di oggi mi ricorda che l'unica cosa che conta è ricevere il Signore che esce continuamente verso di me, che mi riabilita all'amore, mi rimette incessantemente in gioco, mi ridona dignità facendomi fare esperienza del suo amore. Questo Dio occorre lasciarlo avvicinare, in ogni momento, in ogni situazione della nostra esistenza, per quanto uomini e donne dell'ultima ora possiamo essere. Dobbiamo far nostra la consapevolezza che anche nell'ora più difficile è Dio che si mette alla ricerca di chiunque si sia perduto, e trovatolo dona se stesso, la sua vita simboleggiata qui dal denaro, che per forza di cose è uguale per tutti, perché Dio non può donare meno che se stesso. Tutto il resto non conta! Non è il nostro fare che attira la benevolenza di Dio. Il dramma della nostra religiosità malata è pensare che alcuni questa vita di Dio 'se la meritino' un po' di più, e queste stesse persone sono anche quelle che alla fine reputeranno cattivo Dio perché troppo buono con gli ultimi.  Dio non ci ama perché siamo bravi ma perché siamo figli.

«I primi saranno gli ultimi» (v. 16). Questo non è un castigo, ma piuttosto una benedizione: una volta rimandati in fondo alla classe, ci troviamo – finalmente – in quella situazione privilegiata per poter accogliere e quindi fare esperienza dell'amore di un Dio che viene a cercare, prendere per mano e riportare a casa 'ciò che era perduto' (cfr. Lc 19, 10).

 

 

CAMMINO DELLA SETTIMANA

Due spunti su cui meditare, a Voi cercarne altri:

• " io voglio dare anche a quest'ultimo quanto a te "

• state qui tutto il giorno senza far niente?" (v. 6b). Non è un rimprovero, ma con tono accorato e preoccupato si rivolge loro affinché si rendano conto che la vita è una e non può essere sprecata.

 

Buon cammino!


Se hai bisogno di una scheda per guidare la "Liturgia della Parola" sulle letture di questa domenica la troverai qui:

"Una guida sintetica per condurre la Liturgia della Parola"

 

 

Clicca qui per andare all'INDICE di questo TEMA: "Commento ai Vangeli della domenica"

 

 

Letto 1509 volte Ultima modifica il Venerdì, 22 Settembre 2017 12:02

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