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Giovedì, 01 Dicembre 2016 12:22

Parte III - L'approccio teologico del Terzo Mondo

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da: "MANIFESTO ECUMENICO DEI TEOLOGI DEL TERZO MONDO – 1976", pubblicato su "Terzo Mondo Informazioni"del Movimento Sviluppo e Pace

 

Le teologie dell'Europa e del Nord America, nei secoli scorsi, hanno sostenuto il cammino della Chiesa  in quei territori, donandoci grandissime figure di Santi che sono stati di esempio e sostegno per i fratelli in Cristo.

Ma Dio ha "parlato" a questi popoli ben prima che arrivassero i testimoni di Cristo, quindi poter ascoltare la sensibilità teologica dei cristiani del Terzo Mondo è un dono di Dio, che essi ci fanno.


Parte III:

L'approccio teologico del Terzo Mondo


30. Noi affermiamo la nostra fede in Cristo nostro Signore, che celebriamo con. gioia e senza la cui forza e sapienza la nostra teologia sarebbe inutile, anzi, distruttiva. Facendo teologia noi cerchiamo di rendere il Vangelo significativo per tutti e ci rallegriamo di essere i collaboratori, per quanto indegni, dell'adempimento del piano di Dio per il mondo.

31. Oggi le nostre chiese sono dominate dalle teologie dell'Europa e del Nord America e queste rappresentano una forma di dominazione culturale. Esse vanno intese in quanto sono state generate da situazioni riferite a quei paesi e non possono quindi essere acriticamente adottate senza porre la questione della loro rilevanza nel contesto dei nostri paesi. Per essere fedeli al Vangelo, e ai nostri popoli, noi dobbiamo riflettere sulla realtà delle nostre situazioni e interpretare la parola di Dio in rapporto a queste realtà. Noi respingiamo in quanto irrilevante il tipo di teologia accademica ohe è separata dall'azione. Siamo disposti a una radicale svolta nell'epistemologia, che faccia dell'impegno il primo atto teologico e impegni a una riflessione critica sulla prassi della realtà del Terzo Mondo.

32. Si deve accettare un approccio interdisciplinare nella teologia e nella interrelazione dialettica tra la teologia e le analisi politiche, sociali e psicologiche. Mentre affermiamo la fondamentale bontà della creazione e la costante presenza dello Spirito di Dio nel nostro .mondo e nella nostra storia, è importante tenere presente il complesso mistero del male che si manifesta nella peccaminosità dell'uomo e delle strutture socio-economiche. Le disuguaglianze sono molte e testimoniano delle molte forme di degradazione umana; è quindi necessario che noi facciamo del Vangelo la « buona notizia ai poveri », quale esso è.

33. La Chiesa, corpo di Cristo, deve diventare cosciente del suo ruolo nella realtà di oggi. Non solo non deve rimanete insensibile ai bisogni e alle aspirazioni degli uomini, ma deve anche coraggiosamente annunciare il Vangelo di Gesù Cristo, riconoscendo che Dio parla in tali bisogni e aspirazioni attraverso di essi. Gesù si è identificato con le vittime dell'oppressione, mettendo così in luce la realtà del peccato. Liberandole dalla potenza del peccato e riconciliandole con Dio e tra loro, egli le ha ristabilite nella pienezza della loro umanità. La missione della Chiesa è quindi la realizzazione della pienezza della persona umana.

34. Noi riconosciamo quale parte della realtà del Terzo Mondo l'influenza delle religioni e delle culture e la necessità che il cristianesimo entri umilmente in dialogo con loro. Noi crediamo che queste religioni e culture abbiano il loro posto nel piano universale di Dio e che lo Spirito Santo sia attivamente all'opera in mezzo a loro.

35. Noi invitiamo a un effettivo impegno nella promozione della giustizia e nella opposizione allo sfruttamento, alla accumulazione delle ricchezze nelle mani di pochi, al razzismo, al sessismo e a tutte le altre forme di oppressione, di discriminazione e di disumanizzazione. È nostra convinzione che il teologo debba comprendere meglio che cosa significa vivere nello Spirito Santo, poiché questo significa anche essere impegnati a uno stile di vita dì solidarietà con i poveri e gli oppressi e di coinvolgimento nella loro azione. La teologia non è neutrale. In certo modo tutta la teologia è impegnata. Essa è condizionata specialmente dal contesto socioculturale in cui si sviluppa. Il compito teologico cristiano dei nostri paesi deve essere critico verso il condizionamento dei teologi da parte del sistema di valori del proprio ambiente. Ciò va visto in relazione alla necessità dì vivere e lavorare con coloro che non possono aiutarsi da soli e ad essere con loro nella loro lotta per la liberazione.

36. Vi è stato un sensibile accordo sulla necessità di fare una teologia contestuale come è stato detto prima; inoltre riconosciamo che i nostri paesi hanno problemi comuni. L'analisi delle situazioni sociali, economiche, politiche, culturali, razziale e psicologiche ha dimostrato chiaramente che i paesi del Terzo Mondo hanno avuto esperienze simili, di cui si deve tenere conto quando si fa teologia. Nondimeno, sono state osservate anche ovvie differenze di situazione e conseguenti variazioni nella teologia. Mentre il bisogno della liberazione economica e politica sembra offrire una base vitale per far teologia in alcune zone del Terzo Mondo, i teologi di altre aree tendono a pensare che il fatto della presenza di altre religioni1 e culture, della dominazione e della discriminazione razziale, e delle situazioni che vi sono collegate come la presenza di minoranze cristiane in società a maggioranza non cristiana rivela dimensioni altrettanto provocatorie per il compito della teologia. Ci sentiamo arricchiti da questo scambio e speriamo di poter approfondire il nostro impegno quali teologi del Terzo Mondo.

37. Il nostro incontro è stato breve ma dinamico. Siamo tuttavia consapevoli di aver preso parte a una riunione storica. Il presidente della Tanzania Julius K. Nyerere ha portato luce e calore alla nostra conferenza, con la sua presenza a molte delle nostre sessioni. Siamo convinti che ciò che abbiamo vissuto in questi giorni sia una esperienza unica di un modo di far teologia, per così dire dall'altra faccia della terra e della storia umana. Ben raramente, e forse mai, dei teologi dei nostri tre continenti, e (provenienti unicamente dai popoli oppressi del mondo, si sono incontrati per riesaminare il loro pensiero, il loro lavoro e la loro vita. Certo, ne sono venuti spunti creativi. Nel parteciparli ad altri ci impegnano umilmente a continuare il nostro lavoro insieme, per cercare di comprendere meglio il piano di Dio in Gesù Cristo per gli uomini e le donne del nostro tempo.

Abbiamo parlato dalla profondità della nostra esperienza vissuta. Chiediamo a tutti di accettare il nostro documento quale espressione sincera del consenso ohe abbiamo raggiunto, secondo le nostre conoscenze, su ciò che i nostri popoli hanno sperimentato attraverso i secoli. Spariamo ciò sia di qualche utilità nel diffondere una comprensione franca ed autentica tra i popoli del mondo.

Tanzania, 5-12 agosto 1976 (da IDOC Intemazionale - n. 8-9/1976)

 

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Emigrazioni: quali le cause? MANIFESTO ECUMENICO DEI TEOLOGI DEL TERZO MONDO – 1976

 

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