Poco delle sofferenze e delle violenze che essi subiscono durante il viaggio e ancor meno dello "svenamento economico" che le famiglie subiscono per consentire ai propri "figli" di sperare in una vita migliore.
Ma quali sono le cause di questo fenomeno?
Quali le responsabilità individuali?
Quali le responsabilità della politica?
Quali le responsabilità della "finanza"?
Sembra che si tratti di un problema recente, al massimo si paventa una futura "guerra dell'acqua"!
NO! le cause sono lontane, e le conseguenze presenti, furono denunciate nel passato da molte persone "sensibili ed illuminate", ma nessuno li ascoltò!
A prova di ciò vi proponiamo un documento di 40 anni fa, il:
MANIFESTO ECUMENICO DEI TEOLOGI DEL TERZO MONDO – 1976
Dal 5 al 12 agosto 1976 ventiquattro teologi cattolici e protestanti provenienti dall'Africa, dall'Asia e dall'America Latina si sono incontrati a Dar-es-Salaam, in Tanzania. Per la prima volta teologi provenienti unicamente dai popoli oppressi dei tre continenti si sono incontrati per esaminare insieme il compito della teologìa nel terzo mondo, come affermano nel documento conclusivo di cui pubblichiamo il testo. Nell'incontro è stata decisa la creazione di una «Associazione ecumenica dei teologi del Terzo Mondo », di cui possono far parte coloro che sono nati e lavorano in uno dei paesi del terzo mondo o nella diaspora. Presidente dell'Associazione è J. R. Chandran (India) e fanno parte del Comitato Esecutivo Mushete Nginlu (Zaire), Maurice Assad (Egitto), Kofi Appiah-Kubi (Ghana), Tissa Balassurya (Sri Lanka), Peter K. H. Lee (Hong Kong), Gustavo Gutierrez (Perù), En-rique Dussell (Messico), Beatriz M. Couch (Argentina).
Al termine della riunione di Dar-es-Salaam, è stato diffuso questo "Manifesto ecumenico dei teologi del Terzo Mondo":
Introduzione
1. Noi, come gruppo di teologi del Terzo Mondo, riuniti a Dar-es-Salaam dal 5-12 agosto 1976 per trascorrere insieme una settimana di studio comune sul nostro ruolo nel mondo contemporaneo, siamo convinti: che coloro che portano il nome di Cristo abbiano un servizio da rendere agli uomini del mondo intero ohe oggi sono profondamente impegnati nella ricerca di un nuovo ordine mondiale fondato sulla giustizia, la fraternità e la libertà.
2. Abbiamo riflettuto sulla nostra esperienza di vita in quanto uomini e donne appartenenti alla parte oppressa della razza umana. Abbiamo preso in seria considerazione l'eredità culturale e religiosa dei popoli dei tre continenti; abbiamo espresso la nostra visione della storia, il nostro punto di vista sulle chiese e le nostre attese per il futuro. Invitiamo tutti coloro che fanno teologia nelle chiese a prendere in esame le nostre proposte e a collaborare con noi e con tutti coloro che lottano per costruire un ordine mondiale più giusto, affinché coloro che credono in Cristo siano veramente coinvolti nella lotta per la realizzazione di un nuovo ordine mondiale e di ama nuova umanità1.
Parte I:
- Il contesto politico, sociale, raziale e religioso del "Terzo Mondo"
Parte II:
- La presenza e il ruolo della Chiesa nei paesi del Terzo Mondo
Parte III:
- L'approccio teologico del terzo mondo
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Parte I:
II contesto politico, sociale, economico, razziale e religioso del « Terzo Mondo »
3. Nella crescente consapevolezza dell'impatto che hanno sulla teologia le condizioni politiche, sociali, economiche, culturali, razziali e religiose, vogliamo fare un'analisi del contesto generale dei nostri paesi, quale punto di riferimento per la nostra riflessione teologica.
4. Il concetto di « terzo mondo » è recente e si riferisce ai paesi al di fuori dei paesi capitalisti industrializzati dell'Europa, del Nord America, del Giappone, dell'Australia e detta Nuova Zelanda e dei paesi socialisti dell'Europa, inclusa l'Unione Sovietica.
5. li livello economico di vita di questi paesi è basso; essi sono tecnologicamente meno avanzati, la loro produzione è soprattutto agricola; le condizioni del loro commercio sono sfavorevoli e in via di peggioramento; l'accumulazione di capitale è minima mentre il loro debito esterno è forte e in continuo aumento. Il « terzo mondo » è diviso tra i paesi a libera iniziativa delle potenze occidentali e i paesi socialisti, che in generale si sono tagliati fuori, o sono stati tagliati fuori dalle potenze capitalistiche.
6. I paesi del terzo mondo sono ricchi di materie prime e anche delle loro 'tradizioni culturali e religiose, che hanno dato un profondo significato alla vita dei loro popoli'. Questi paesi hanno avuto storicamente uno sviluppo tecnologico lento e ritardato, e sono in ritardo anche rispetto alla rimordernizzazione dell'istruzione, dell'assistenza, dei trasporti e in generale della crescita della loro economia. Tradizionalmente le masse sono state sottoposte al .prolungato sfruttamento dei loro capi e governatori o dell'aristocrazia. Tuttavia, prima della colonizzazione delle potenze occidentali essi avevano una economia abbastanza autosufficiente, con un forte senso di solidarietà sociale. Per certi aspetti, in alcune zone erano superiori agli occidentali per lo sviluppo della scienza, della tecnologia, dell'agricoltura e dei; metodi industriali, dell'architettura e delle arti. Religioni e culture con una profonda filosofia della vita sono state l'anima di questi popoli per molte generazioni.
7. La causa principale dell'attuale fenomeno di sottosviluppo dei popoli del «terzo mondo » è il sistematico sfruttamento dei loro popoli e paesi da parte dell'Europa. Dalla fine del XV secolo, una espansione senza precedenti dei popoli europei ha portato sotto il loro dominio militare, economico, politico, culturale e religioso il resto del mondo. Fu il trionfo della loro tecnologia militare, del loro spirito d'avventura e del loro zelo nel « civilizzare » e «cristianizzare » i « pagana ». Essi hanno, sì, contribuito al processo di modernizzazione dei paesi colonizzati, ma hanno anche tratto enormi vantaggi (materiali, saccheggiando le ricchezze delle Americhe, dell'Asia e dell'Africa. Oro, argento, pietre preziose e materie prime hanno dato il loro enorme contributo all'accumulazione del loro capitale. La ricchezza e la potenza dei loro paesi è cresciuta a scapito del sottosviluppo di questi paesi conquistati e colonizzati.
8. I meccanismi del sottosviluppo e della dominazione:
a) Le potenze occidentali si sono impadronite di tutte le terre temperate che hanno popolato con la loro gente. Dove esse erano scarse di numero o militarmente deboli; hanno sterminate le popolazioni indigene: come in Nord America e in parte del Sud America, Australia e Nuova Zelanda. È stata una soluzione semplice e solo pochi sono rimasti a ricordarci questo orrendo genocidio nella storia dell'umanità.
b) In altre zone gli europei si sono stabiliti accanto alle popolazioni locali sottomettendole al loro dominio; così nell'America meridionale, centrale e nell'Africa del Sud, In Sud America i matrimoni: misti hanno prodotto una vasta popolazione meticcia, mentre il dominio continua a essere nelle mani dei bianchi.
e) Nella maggior parte dei paesi a densa popolazione la potenza imperialistica è stata stabilita al seguito della penetrazione dei mercanti, e talvolta dei missionari. Solo pochi paesi, come la Thailandia e l'interno della Cina, sono sfuggiti a questo processo. I russi, d'altra parte, si sono estesi verso sud e verso nord fino all'Alaska.
d) Nel corso di questo processo le potenze occidentali si sono assegnate tenitori liberi o liberati, stabilendovi nuovi stati sovrani per conservare la base territoriale delle materie prime e il loro potere in modo perenne. Ovunque hanno attuato un modello di sfruttamento economico a loro favorevole, sterminando intere popolazioni, rendendo schiavi milioni di uomini, colonizzandone altri ed emarginando tutti, ponendo le basi del loro sviluppo e quello del sottosviluppo del terzo mondo.
e) I colonizzatori hanno minato l'economia delle colonie a loro vantaggio, facendo delle loro colonie i fornitori di materie prime, basandosi sulla manodopera a buon mercato e sulla creazione di un mercato per i loro prodotti finiti. Hanno espropriato le terre fertili dei popoli oppressi, impiantando coltivazioni di zucchero, caffè, té, gomma, ecc. Hanno trasportato milioni di persone dal loro proprio paese in un altro, per servire come schiavi o come forza lavoro. Così è avvenuto per i neri nelle Americhe e gli indiani in Africa, Malaysia, Sri Lanka, nelle isole del Pacifico e nei Caraibi. Pagando un puro -salario di .sussistenza ai lavoratori, e facendo pagare alti prezzi per le loro esportazioni, le potenze coloniali sono riuscite ad aumentare i loro capitali e hanno proseguito nel costante saccheggio delle materie prime di questi paesi: petrolio, stagno, bauxite, rame, legno, oro, argento, diamanti...
Per secoli le potenze occidentali hanno avuto così man libera in Asia, America e nell'Africa centrale e meridionale. Quando il Nord America ha conquistato l'indipendenza, si è associato alla corsa per il potere coloniale, insieme con la Germania, l'Italia e il Giappone.
f ) Quando le colonie hanno conquistato la loro indipendenza politica, a cominciare dai paesi latinoamericani nel secolo scorso, una nuova forma di sfruttamento si è consolidata. In America Latina, quando Spagna e Portogallo hanno perduto il loro dominio, sono stati sostituiti dall'Inghilterra e dagli Stati Uniti e da altri paesi dell'Europa occidentale con il loro colonialismo economico.
Anche in Asia e Africa la conquista dell'indipendenza politica ha generalmente condotto ad un trasferimento del potere alla élite locale, che ha continuato il sistema economico stabilito dalle potenze coloniali. Dopo il 1950, il tipo di sfruttamento economico degli USA, dei paesi dell'Europa occidentale e del Giappone a scapito del Terzo Mondo si è ulteriormente rafforzato con l'integrazione orizzontale e verticale delle compagnie. Abbiamo così lo sviluppo delle gigantesche multinazionali, che hanno generalmente la loro base negli USA, Europa occidentale e Giappone e che dispongono di un enorme potere economico, politico e culturale egemonizzando interi settori della produzione e del commercio. Le multinazionali hanno fatto dello sfruttamento dei paesi poveri un'arte così sottile, disponendo delle tecnologie più avanzate, che il divario tra paesi ricchi e poveri e all'interno dei paesi stessi è ulteriormente cresciuto.
g) Così come abbiamo denunciato la dominazione imperialista e politica, così è anche necessario porre l'accento su quella razziale e sessista. L'oppressione dei neri e di altre razze in varie parti del mondo è stata brutale e costante.
Le donne sono state discriminate e oppresse a tutti i livelli sia dalla società che dalla chiesa. La loro condizione non è mutata nei nuovi paesi indipendenti del Terzo Mondo. Le varie forme di oppressione (politica, economica, razziale
e sessuale) hanno una loro propria identità; la loro interrelazione e il loro intreccio fanno parte di un complesso sistema di dominazione.
h) In questa secolare oppressione del Terzo Mondo da parte degli euro-americani la dominazione culturale è stata un importante strumento di oppressione. Le lingue, le arti e la vita sociale dei popoli dell'Asia, dell'Africa e delle Americhe sono state brutalmente soffocate dai colonizzatori.
Purtroppo, le chiese cristiane sono state in gran parte complici di questo processo. Il senso stesso della superiorità spirituale del cristianesimo ha offerto una legittimazione alla conquista, e talvolta perfino alla estinzione dei «pagani». La teologia dei colonizzatori si è molto spesso accodata alla giustificazione di questa politica inumana. Non è forse ciò che è avvenuto in pratica per molti secoli della teologia cristiana nel suo rapporto con i popoli oppressi?
9. La Repubblica della Cina Popolare si è incamminata verso un'autosufficienza fondata sul socialismo e sulla partecipazione del popolo alla direzione dell'agricoltura e dell'industria. Tagliandosi fuori dal sistema capitalista, sono riusciti a invertire la tendenza al progressivo sottosviluppo che aveva caratterizzato le colonie e i paesi di recente indipendenza dove vige la libera iniziativa. La Corea e il Vietnam del Nord e Cuba hanno seguito una linea simile, con risultati apprezzabili. Negli scorsi mesi, il Sud Vietnam, la Cambogia e il Laos in Asia, il Mozambico, la Guinea-Bissau e l'Angola in Africa hanno optato per uno sviluppo caratterizzato dall'autosufficienza e 'dal socialismo. "La Tanzania sta tentando un approccio socialista, pur senza arrivare fino all'eliminazione della libera iniziativa. Altri paesi del Terzo Mondo si trovano a vari livelli di sperimentazione del socialismo: per es., la Birmania, l'Algeria, Sri Lanka e l'Etiopia.
10. L'Unione Sovietica e l'Europa Orientale hanno ritenuto che il « secondo mondo » fosse di aiuto ai popoli op pressi di altri paesi nella loro lotta di liberazione, come a Cuba, in Vietnam e in Angola. Essi rappresentano un valido contro altare alla dominazione imperialistica delle potenze del Nord Atlantico, insieme con la Cina e i paesi non allineati del Terzo Mondo.
11. Tuttavia, anche il socialismo ha i propri problemi da risolvere, specialmente per quanto riguarda la salvaguardia della libertà dell'uomo e il prezzo stesso del processo rivoluzionario in termini di vite umane. L'« aiuto » offerto dai paesi socialisti, pur essendo dato a condizioni migliori di quelle dei paesi capitalisti, non è senza vincoli e svantaggi per i paesi che lo ricevono. La politica estera dei paesi socialisti tende talvolta ad adattarsi ai propri interessi nazionali, e quindi anche a portare divisione all'interno della causa antimperialista. Inoltre, la nostra informazione sui paesi socialisti è piuttosto limitata a causa delle difficoltà di comunicazione.
12. Negli ultimi anni, l'acuirsi delle contraddizioni del capitalismo ha aumentato le tensioni nei paesi del T. Mondo dove si pratica una libera iniziativa dipendente. 'Le crescenti attese dei popoli hanno portato a gravi disordini e ribellioni. La reazione di coloro che si avvantaggiano della loro situazione di privilegio è stata generalmente quella della collaborazione con ile potenze straniere: creazione di dittature militari, proclamazione della legge marziale o di emergenza in molti paesi dell'America Latina, Asia e Africa. Siamo oggi testimoni di una crescente repressione dei movimenti popolari, detenzione senza processo dei dissidenti politici e una tendenza a usare metodi inumani e sempre più sofisticati di
tortura. La 'libertà umana è conculcata nella maggior parte del Terzo Mondo e i conflitti tra paesi del Terzo Mondo peggiorano ulteriormente la situazione delle masse popolari. Tribalismo, sistemi di casta e altre forme di discriminazione razziale, religiosa e sessuale costituiscono ulteriori settori di sfruttamento.
13. A livello internazionale, i dirigenti del Terzo Mondo si sforzano disperatamente di ottenere migliori prezzi per le loro esportazioni, di assicurarsi degli accordi sulle merci, di rinegoziare il debito estero, controllare o eliminare le basi militari e quelle delle multinazionali, regolare il trasferimento di tecnologia, come si è cercato di fare all'UNCTAD IV. All'interno del1 quadro capitalista, i paesi dell'OPEC, soprattutto del Medio Oriente, sono riusciti ad assicurarsi enormi quantità di petroldollari col metodo dell'opposizione ai paesi consumatori di petrolio. Ma questo ha gravemente danneggiato i piani di sviluppo dei paesi poveri importatori di petrolio.
14. Una teologia del « Terzo Mondo » deve prendere in considerazione questa situazione storica. Essa deve chiedersi: qual è il ruolo della Chiesa in queste situazioni, in tutte le loro fasi e in ciascuna di esse? In che modo i cristiani hanno reagito al fenomeno dell'invasione occidentale di altri popoli? Qual è stata la teologia prevalente? In che modo la teologia cristiana reagisce all'odierno continuo sfruttamento del Terzo Mondo? Qual è il suo contributo alla costruzione di una società 'mondiale? Qual è il contributo della Chiesa alla liberazione dei popoli oppressi che hanno lungamente sofferto a causa di una dominazione sessista, razziale e di classe?
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Emigrazioni: quali le cause? MANIFESTO ECUMENICO DEI TEOLOGI DEL TERZO MONDO – 1976
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