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VITA MATERIALE, CULTURA E SPIRITUALITA' NEL X SECOLO A.C.
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L'EPOCA DELLA MONARCHIA UNITA TRA ARCHEOLOGIA E BIBBIA:
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UN "NUCLEO STORICO" ATTENDIBILE
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BIBLIOGRAFIA
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VITA MATERIALE, CULTURA E SPIRITUALITA' NEL X SECOLO A.C.
Centri urbani e villaggi: organizzazione e produzione
Il X secolo a.C. (Ferro IIA per l'archeologia) contiene i germi dell'urbanizzazione dell'antico Israele: accanto a una maggioranza di villaggi o modes cittadine sorsero alcuni centri urbani con funzioni amministrative e di controllo "regio" nell'ambito di una monarchia centralizzata. Oltre a Gerusalemme –seppur capitale, non certamente il centro più esteso – c'erano città a Gezer, Megiddo e Hazor, poste lungo vie commerciali che controllavano regioni-chiave sul piano agricolo, tutte in zone fuori del territorio di Giuda; accanto a queste c'erano probabilmente vari altri centri amministrativi.
La presenza qui di palazzi e grandi case suggerisce l'esistenza di una struttura sociale diversificata entro cui stava emergendo un'élite; ma la maggioranza della popolazione viveva in piccoli centri e in villaggi sparsi.
La varietà di situazioni geografiche e climatiche del territorio palestinese consentiva una produzione agricola diversificata, con una notevole varietà di beni e risorse; ma è probabile che la maggior parte della popolazione israelitica avesse scarse possibilità di usufruirne. Nelle città più importanti funzionava una complessa organizzazione di lavoro specializzato, mentre nei piccoli centri e nei villaggi di campagna ognuno praticava lo stesso tipo di attività di sussistenza, basato su agricoltura e pastorizia. Comunque c'erano nel X secolo zone in grado di produrre un surplus agricolo con il quale sostenere un programma di attività impegnative, quali gli interventi di edilizia monumentale, progettate dal potere regio.
Commercio
Il ruolo del commercio nell'economia del periodo è suggerito dalla dislocazione delle "città regie" e dei centri con "edifici tripartiti a pilastri" in siti posti su strade commerciali: Hazor, ad esempio, controllava una via di scambi tra la zona fenicia e Damasco; Megiddo era situata in uno dei principali punti di passaggio dei commerci tra il nord e la fascia costiera filistea e da qui verso l'Egitto; Gezer dominava la strada che dalla costa saliva verso gli altipiani centrali.
Particolarmente importante era il legame con i Fenici (segnalati anche dalla Bibbia in relazione a Salomone), da cui provenivano non solo prodotti artigianali (ceramica fenicia è ben attestata in siti del Nord) ma anche tecnologie, dall'uso di travi di cedro nelle costruzioni a certe tecniche dell'edilizia in pietra.
Un commercio si svolgeva anche con la zona araba: attraverso il deserto del Negev e lungo strade più a nord, merci preziose di provenienza araba (incenso, spezie, oro, avorio) risalivano su carovane in Transgiordania e attraversavano in direzione E-W il territorio palestinese (da Be'er-sheba' a Gaza e da Beth-She'an attraverso la valle di Yizre'el a Dor) verso punti di distribuzione lungo la costa mediterranea collegati al commercio fenicio. Doveva trattarsi di un commercio, oltre che intenso, anche assai lucroso: il racconto biblico della visita a Gerusalemme della regina di Sheba riecheggia in toni fiabeschi uno scenario economico reale.
Strutture domestiche
La più normale costruzione edilizia rimaneva la tipica casa israelitica propria della gente comune, la "casa a 4 stanze" già nota dal precedente periodo del Ferro I; parte della superficie abitativa poteva essere a due piani, con spazi per immagazzinare cibi e accatastare legna e paglia, la possibilità di ricoverare qualche animale allevato e di svolgere attività umane che esigevano riparo. Per questi edifici si impiegavano pietre rozzamente spaccate (soprattutto nella zona degli altipiani) o mattoni (di uso più frequente nelle pianure).
Era il nucleo abitativo ideale di una famiglia occupata in attività di coltivazione e di allevamento. Questo tipo di abitazione ("casa a 4 stanze"), era un riuscito adattamento alle esigenze di una vita agricola e continuò per secoli ad essere la forma più diffusa di abitazione domestica in Israele.
La ceramica
Nella ceramica, il materiale archeologicamente più diffuso, il X secolo si rivela in ambito israelitico un periodo nel contempo di grande varietà e di innovazione: i tipi di vasellame ricordano in parte la tradizione del periodo precedente, ma presentano anche parecchie novità che – nel quadro di elementi sociali nuovi legati alla monarchia, quali commercio internazionale, specializzazione del lavoro, nascente urbanizzazione – segnalano una più sofisticata economia di tipo proto-urbano.
Tracce di scrittura.
La documentazione è estremamente ristretta, ma qualche traccia di scrittura fa pensare che nella Palestina del X secolo l'alfabetizzazione fosse diffusa almeno in circoli ufficiali.
"Calendario di Gezer". E' l'iscrizione più significativa del periodo. E' una tavoletta in calcare che riporta un elenco di mesi abbinati a lavori agricoli: Mesi del raccolto. Mesi della semina / Mese della semina tardiva / Mese della trebbiatura del lino / Mese della mietitura dell'orzo / Mese della mietitura e della misurazione / Mesi della potatura / Mese del raccolto della frutta.
Interpretata come un esercizio di scuola (per l'irregolarità della scrittura e l'aspetto un po' da filastrocca del testo), quest'iscrizione, proveniente da una "città regia" come Gezer, può indicare la presenza di scribi impegnati in compiti burocratici: funzione necessaria con l'instaurarsi di un governo centralizzato, che richiedeva l'apprendimento della scrittura. Il vecchio alfabeto cananeo fu adattato ad una lingua ebraica che stava cominciando a diventare un linguaggio nazionale.
L'abecedario di Tel Zayit. E' proprio l'emergente alfabeto ebraico quello che uno scriba riprodusse su un masso di calcare trovato a Tel Zayit, un sito sulle colline occidentali di Giuda. Riporta 22 lettere in sequenza. Quest'iscrizione testimonia la presenza di strumenti culturali in un probabile centro di confine di un regno israelitico in espansione; strumenti a sostegno di una burocrazia che ben potrebbe rientrare nell'immagine di uno stato centralizzato quale la monarchia davidico-salomonica del X secolo.
Qualche critica però è stata mossa a quest'interpretazione: I. Finkelstein, ad esempio, associa il testo a iscrizioni di area filistea e a un contesto archeologico del IX secolo (e non del X).
Un frammento da Rehov. Tra le brevissime iscrizioni qui rinvenute, una è databile alla metà del X secolo: 4 lettere incise su un frammento di giara, la cui lettura più probabile è lnh(m?) = "appartenente a (Nahum?)". E' un esempio di uso quotidiano della scrittura, che non era però limitato a oggetti come il vasellame ma doveva estendersi probabilmente ad altri materiali, in primo luogo il papiro, tuttavia deperibili.
L'òstrakon da Khirbet Qeiyafa. Un frammento di ceramica che riporta 5 righe di testo separate da linee nere. Le lettere appartengono alla scrittura «proto-cananea» (precorritrice del fenicio e dell'antico ebraico). L'interpretazione del testo è ancora controversa, ma vi appaiono parole quali «giudice», «schiavo», «re». L'ipotesi che sembra più probabile è che si tratti di un esercizio di scrittura da parte di uno scriba che trascriveva forse qualche regola di giustizia sociale. Analisi al C14 lo datano intorno al 1000 a.C.
Un frammento da Gerusalemme. Una scoperta recentissima: un frammento di anfora con parte di un'iscrizione datata al X secolo; si tratta di una serie di lettere di difficile interpretazione, probabilmente riferita al contenuto della giara o al nome del proprietario.
Il ruolo della scrittura. Tuttavia la scrittura in età monarchica antica non andava al di là del settore burocratico o delle esigenze di ristretti ambiti economici; essa aveva un ruolo limitato nella società e, se poteva sostenere una contabilità economica, ben difficilmente potevano essere estesa ad ambiti culturali, ad esempio alla composizione di opere letterarie.
Una vecchia ipotesi che voleva far risalire ad epoca salomonica la composizione di una fonte scritta del Pentateuco (la pretesa "fonte yahwista", intesa come prima ampia narrativa in prosa di parti del più tardo Pentateuco) o di racconti su Davide poi confluiti nei libri di Samuele, è certamente superata. La letteratura dell'antico Israele fu dapprima e per molto tempo orale; il contesto storico-sociale ricostruibile per l'epoca di Davide e Salomone induce a pensare che la scrittura giocasse allora un ruolo piuttosto limitato. E' probabile che solo con l'VIII secolo essa cominciasse a dispiegare le sue potenzialità letterarie.
Luoghi e pratiche di culto
Per la religione l'archeologia offre per il X secolo qualche testimonianza utile a distinguere tra le notizie che la Bibbia riferisce a quell'epoca alcune che possono rispecchiare pratiche di culto di quel periodo da altre che vanno intese invece come proiezioni nel passato di idee teologiche ed espressioni cultuali di epoca più tarda.
Un santuario di corte. Anzitutto, quello che la Bibbia considera il centro del culto israelita nell'epoca monarchica, il tempio di Salomone, può forse essere inteso propriamente come un santuario di corte legato al palazzo reale: luogo quindi poco praticabile per la maggior parte della popolazione del regno e sicuramente non l'unica sede ufficiale di culto.
"Alti luoghi". Strutture per cerimonie religiose, chiamate "alti luoghi" (bāmôt) nella Bibbia, dovevano esistere in vari centri. Dovevano essere frequentabili con più facilità dalla gente comune, mentre il tempio di Gerusalemme poteva rappresentare più un simbolo della scelta di Yahweh da parte della "casa di Davide" che non l'espressione di un culto nazionale di Israele.
Tra gli esempi archeologici di questi luoghi cultuali, potrebbero risalire all'epoca della Monarchia Unita gli inizi di una struttura trovata a Tel Dan, utilizzata almeno fino al fine VIII secolo: un alto podio accessibile da una scalinata con un santuario adiacente. Un luogo di culto domestico, fatto di un ambiente con "altari a quattro corni" e vasi cultuali, è stato rinvenuto a Megiddo in livelli di epoca salomonica; un ritrovamento simile e coevo riguarda il sito di Lachish.
Oggetti di culto. Tra gli oggetti più interessanti di pratiche religiose in Israele nel X secolo è un supporto in terracotta per offerte proveniente da Ta'anach decorato con scene a rilievo: tra esse la raffigurazione nel registro in basso di una donna nuda tra due leoni (identificabile con la dea cananea Asherah) è una testimonianza del culto di questa divinità in Israele nei tempi biblici, mentre un disco solare sopra un cavallo nel registro superiore (simbolo connesso probabilmente con il culto di Yahweh), potrebbe segnalare una sorta di teologia israelitica che associava Yahweh ad Asherah come divinità consorte: un culto oscurato dai più tardi autori biblici, ma che l'archeologia evidenzia come una pratica religiosa assai diffusa nell'antico Israele.
L'EPOCA DELLA MONARCHIA UNITA TRA ARCHEOLOGIA E BIBBIA:
UN "NUCLEO STORICO" ATTENDIBILE
Cosa chiedere all'archeologia
I dati dell'archeologia sul X secolo a.C. consentono di delineare un quadro dell'antico Israele nel quale appare attendibile un "nucleo storico" di eventi e situazioni ricavabile dai racconti biblici su quell'epoca contenuti in 1 e 2Sam e 1Re, nonostante la redazione più recente e il carattere teologico di questi.
Ma ciò che va chiesto all'archeologia non è di confermare la "storicità" di singoli elementi della narrazione biblica, ma anzitutto di gettare luce su un processo di sviluppo che tra fine XI e X secolo a.C. portò al formarsi di una società proto-urbana con forti elementi di centralizzazione: il tipo di trasformazione, cioè, che sta dietro a quello che per l'AT fu il regno davidico-salomonico.
Un vero e proprio stato a metà X secolo. E questo l'archeologia lo segnala con chiarezza, soprattutto per l'epoca di Salomone: a partire da metà X secolo Israele deve aver raggiunto la consistenza di un vero e proprio stato, e l'esistenza di un sovrano con la dimensione politica che la Bibbia attribuisce a Salomone può essere ammessa in base a ciò che l'archeologia segnala circa un'avvenuta centralizzazione e lo sviluppo di un potere politico in Israele.
Anche per i primi tempi della monarchia – benché le narrazioni su Saul e Davide siano infarcite di elementi folcloristici e di esagerazioni, e pur concedendo che i loro "regni" siano stati poco più che poteri di re locali di piccoli stati in formazione – si può delineare un nucleo di storicità che rende credibile la cornice dei racconti biblici. Oltretutto non pochi elementi di questi potrebbero derivare da fonti in qualche modo vicine ai tempi di cui parlano. Studiosi come B. Halpern e N. Na'aman hanno sostenuto che alcune fonti su cui gli autori biblici hanno costruito racconti sull'epoca di Davide possono trovare un sostanziale radicamento nel X secolo. E per quanto il regno davidico-salomonico possa essere stato un'entità di dimensioni limitate, la tradizione letteraria formatasi più tardi su di esso può nondimeno aver elaborato memorie storiche del X secolo, quali ad esempio iscrizioni reali (che potevano essere conservate nel tempio di Gerusalemme): testi epigrafici dalle cui tipiche espressioni potrebbero essere derivati alcuni elementi delle più tarde narrazioni.
Saul e Davide
Un capo carismatico sugli altipiani centrali. Quanto la Bibbia racconta sul "regno" di Saul è ricostruibile come il formarsi, verso fine XI secolo, di un'entità politica attorno a un capo carismatico. Lo scenario era geograficamente limitato: la zona degli altipiani centrali, sul territorio di due sole tribù (là dove però si era registrata un'alta concentrazione di villaggi proto-israelitici); e la struttura era assai poco complessa: un capo dalla prevalente fisionomia militare, una corte ristretta a un ambito famigliare e un apparato amministrativo quasi inesistente. A relazioni di collaborazione intertribale con vicini gruppi israelitici si contrapposero episodi di rapporti violenti, particolarmente conflittuali a est con gli Ammoniti e a ovest con i Filistei. Questi ultimi erano l'avversario più pericoloso, e le tradizioni sulla morte di Saul in battaglia contro di loro riflettono sicuramente le difficoltà del piccolo "stato" israelitico di opporsi al controllo filisteo su zone chiave della Palestina.
Uno stato in Giuda e l'inizio di una dinastia. E' probabile che le tribù del regno di Saul abbiano poi aderito a un'entità statale che si era formata, verosimilmente negli stessi anni, nel territorio più a sud (Giuda), ad opera di Davide, dapprima capo di una banda con cui, operando con azioni di taglieggiamento e protezione verso la popolazione locale, era arrivato a farsi riconoscere re. Occupando la città cananea di Gerusalemme ed estendendo il suo potere a tribù dell'altopiano centrale, Davide costruì un regno che verso l'esterno doveva reggersi su un difficile rapporto con i Filistei a ovest e fronteggiare a est Ammoniti e Aramei nel tentativo di controllare zone della Transgiordania attraversate da vie carovaniere. All'interno le notizie bibliche sembrano indicare l'esistenza di ripetuti intrighi di corte e di ribellioni, ma Davide trasmise il trono a uno dei figli, dando origine a una dinastia (ancora chiamata secoli dopo "casa di Davide" (v. Stele di Dan).
Le più antiche narrazioni bibliche su Davide. Delle due lunghe composizioni letterarie con cui la Bibbia narra le vicende di Davide – le cosiddette "Storia dell'ascesa di Davide" (1Sam 16 – 2Sam 5) e "Storia della corte" o "Storia della successione" (2Sam 9-20 e 1Re 1-2) – la prima è quella che più sembra aver conservato un nucleo antico di storicità. La tesi oggi più accreditata ne pone l'inizio della redazione scritta verso il 700 a.C., ma riconosce in essa il conservarsi di qualche ricordo delle condizioni di vita in Giuda nel X secolo e le tracce di un resoconto originario di eventi.
Ciò che possiamo storicamente ricostruire con buona probabilità è che un capo conosciuto come Davide emerse in Giuda come uomo forte in un tempo di incertezza politica e guadagnò tra le popolazioni di quella regione abbastanza sostegno da essere proclamato capo dagli anziani dei villaggi locali. Rispetto ad altri capi locali, Davide riuscì a consolidare il suo potere fondando una dinastia.
Salomone
L'indagine storica tra critica e rivalutazione. E' difficile definire il "nucleo reale" che si nasconde dietro le tradizioni bibliche su Salomone. Anche accettando la storicità di questa figura di sovrano e riconoscendo al suo dominio il rango di "stato" centralizzato e non di semplice "potentato locale", si deve ammettere che la tradizione biblica ha sommerso il nucleo storico sotto pesanti riscritture successive di carattere teologico e politico. Si nota così nelle più recenti sintesi storiche l'oscillare tra uno scenario ampio, che assegna al regno di Salomone un'estensione all'intero territorio delle tribù israelitiche dal Negev all'Alta Galilea, e uno scenario più modesto, che lo individua in dimensioni più ridotte e in una struttura di potere poco complessa. Tuttavia, a detta di molti studiosi, i dati archeologici sembrano poter sostenere la prima di queste immagini.
Cronologia. In mancanza di fonti extrabibliche, il riferimento essenziale per una datazione del regno di Salomone è la notizia biblica dell'incursione in Palestina di Sheshonq (1Re 14,25-26) collegata al 5° anno di regno del successore di Salomone. Poiché l'attendibilità storica di questa notizia è ritenuta fondata da vari studiosi e il fatto è databile al 925 a.C., si può far risalire al 930 la data di morte di Salomone. Se si accetta l'indicazione di 1Re 14,25-26 e quella della durata di 40 anni del regno di Salomone (1Re 11,42), questo si porrebbe tra 970 e 930 a.C. Ma è pur vero che tale cifra è un po' sospetta (uguale a quella fornita per Davide e arrotondata sul numero 40, che la Bibbia usa per indicare concetti quali "una generazione" o "un lungo lasso di tempo". Date precise su Salomone e su figure e vicende precedenti sono dunque al momento difficili da proporre.
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Il presente contributo non ha note, per facilitare la lettura del testo che ha taglio divulgativo. I contenuti si basano sugli studi elencati nella seguente bibliografia.
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