Leggendo delle domande sulla preghiera, ho constatato che sette domande su dieci riguardano la difficoltà del silenzio e della concentrazione.
Eccone alcune:
“Come si fa a mettere ordine nei pensieri e nelle distrazioni”?
“È difficile per me il silenzio dentro, per ascoltare non so bene che cosa...”.
“Come fare silenzio nella testa”?
“Come posso essere concentrato mentre prego”?
C’è subito da dire che non bisogna stupirsi di questa difficoltà. È uno scoglio per tutti, sia per chi inizia a pregare, sia per chi prega da molti anni. Non bisogna impaurirsi, ma neppure dormire. Occorre invece entrare nel problema con pazienza e concretezza. Diciamo dunque alcune cose essenziali sul silenzio e proponiamo qualche indicazione pratica per viverlo.
Il silenzio non è tutto
Nessuna idolatria del silenzio e nessuna intenzione di proporre come modello a tutti la vita eremitica dei certosini. Il silenzio non è finalizzato a se stesso perché allora sarebbe mutismo, chiusura, qualcosa insomma di deteriore che crea solo danni. Il silenzio vero è qualcosa di costruttivo ed è sempre finalizzato a qualcosa di grande per la nostra vita:
- silenzio per riflettere, studiare,
- silenzio per ascoltare, per comunicare,
- silenzio del meravigliarsi,
- silenzio per maturare parole vere,
- silenzio nel farsi vicini ad una sofferenza,
- silenzio per adorare…..
Il silenzio è un clima per entrare in relazione con se stessi, con le persone, con Dio, con la realtà.
Il silenzio non è ancora preghiera, ma è il clima essenziale della preghiera profonda. E’ la soglia da varcare per cercare un vero rapporto con il Signore. E’ essenziale cominciare a stimarlo, intuendo che può essere qualcosa di salutare e prezioso. Vivendolo poi... la stima crescerà e un giorno il silenzio diventerà una esigenza del cuore.
Dal silenzio, parole vere
Vi capita certamente di notare una differenza nelle vostre parole: in certi momenti avvertite una totale sintonia tra le parole che state pronunciando e quello che sentite nel vostro cuore. Avete così la netta sensazione che le parole sono veri sentieri di comunicazione.
Altre volte avvertite una specie di distanza tra quello che sentite dentro di voi e le vostre parole. Le vostre stesse parole vi sembrano estranee, quasi soltanto suoni che non creano legami con chi ascolta. Perché questa separazione tra parole e cuore?
Una causa è senz’altro il poco silenzio che ci fa vivere tutto in superficie, in una dispersione che crea disagio, tensione, a volte persino ansia. L’abitudine al silenzio in certi momenti della giornata è qualcosa di molto benefico. Crea unità nella nostra persona, ci raccoglie dalla dispersione, porta chiarificazione e ordine in noi. Il silenzio ha il potere di dare verità alle nostre parole.
Questo è molto importante anche per la preghiera. Nella liturgia, nella preghiera comunitaria, ma anche in quella personale... noi usiamo parole. E spesso queste parole sono addirittura Parola di Dio (pensiamo ai Salmi, al Padre Nostro, al Magnificat...), ma noi possiamo recitarle in modo vuoto come i pappagalli... o pronunciarle con una intensa partecipazione della mente e del cuore. Ecco come si è espresso un giorno Gesù riprendendo una parola forte già del profeta Isaia:
“Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me” (Mc 7,7).
Per questo il silenzio è una vera necessità: per prendere coscienza della nostra preghiera falsa... che non nasce dal cuore e non incide sulla vita.
Educhiamoci al silenzio
Prima di proporre qualche indicazione utile per il silenzio durante la preghiera, è necessario allargare lo sguardo al clima che viviamo lungo la giornata. La nostra preghiera infatti è condizionata dal come viviamo le nostre giornate. Diciamo che il clima che normalmente respiriamo nel nostro quotidiano non favorisce il silenzio, anzi... i rumori, le immagini, le pressioni pubblicitarie, i ritmi frenetici, costituiscono una barriera al silenzio non facile da superare. Tuttavia, anche oggi molto dipende da noi. Ognuno può fare delle precise scelte per lottare contro la dissipazione e mettere ordine nella sua mente e nella sua interiorità:
- Piccoli spazi di silenzio sono a portata di mano per tutti.
- C’è un modo di gestire la tv, Internet, i video giochi, la musica, ecc., che mette ordine dentro e fuori di me. C’è anche un modo per diventare schiavi di questi strumenti, fino a tradire i propri impegni e ad entrare in confusione.
- Ma anche quando viaggiamo per lavoro o altro, possiamo essere noi a comandare ai nostri occhi e alle nostre sensazioni.
Ascoltiamo una pagina di Guardini, un grande educatore dei giovani che insegnava all’università di Monaco, affascinando il meglio della gioventù tedesca (non per nulla Hitler lo allontanò dall’insegnamento). In una conferenza di 80 anni fa diceva:
“Noi abbiamo un ‘igiene nel mangiare e ci guardiamo bene dal mangiare cibi guasti, ma dimentichiamo che c’è un ‘igiene anche nel vedere, nell’ascoltare, nel leggere. Dobbiamo lasciar entrare proprio tutto in noi? Esiste una disciplina dell’attenzione che sa distinguere tra il bene e il male e non lascia entrare tutto ciò che bussa alla porta dei sensi. Faccio un esempio: quando vado per le vie della città voglio rimanere padrone di me stesso e non permetto che ogni manifesto attragga il mio sguardo. Conservo la mia indipendenza e non mi lascio attirare da ogni vetrina (oggi... i centri commerciali sono gigantesche - sofisticate vetrine, inimmaginabili nel 1920!). Mi esercito nell‘arte di viaggiare, arrivando alla meta con la coscienza incolume e tranquilla”.
(Romano Guardini - La Coscienza).
È sufficiente per mettere a fuoco il problema: occorre che cominciamo a lavorare più a vasto raggio... se vogliamo raggiungere un clima di silenzio quando ci fermiamo a pregare. D’altra parte, il cominciare a dedicare mezz’ora di silenzio e preghiera ogni giorno, è un aiuto molto efficace per sentire il bisogno di mettere ordine nelle nostre giornate. Ed è un “lavoro” che farà compiere un salto di qualità alla nostra vita.
AI centro del silenzio
È’ fondamentale puntare al centro del silenzio ed è significativa l’osservazione di quel giovane che scrive: “E difficile per me il silenzio.., per ascoltare non so bene che cosa...”. Infatti il silenzio è soltanto una condizione, un clima, non è ancora preghiera. In sé è una casa senza inquilini. E’ importante la casa, ma se rimane sempre chiusa e disabitata non serve. Il silenzio è destinato a ospitare una comunione, l’alleanza tra noi e Dio, tra me Dio. Il silenzio è tutto finalizzato a questo rapporto di fede e di amore.
“Voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno Spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: Abbà, Padre!” (Rm 8,15).
Ecco lo scopo del silenzio nella preghiera: che lo Spirito Santo possa muovere il nostro cuore di figli a un rapporto familiare e fiducioso con Dio-Padre.
Il silenzio è ordinato a fare spazio a questa invocazione del cuore che Gesù ci ha insegnato nella preghiera del Padre Nostro. Ma se il nostro cuore è dissipato, rumoroso e confuso, come può rivolgersi sinceramente a Dio? E qui si pone immediatamente un problema già toccato nella scorsa scuola di preghiera e di Bibbia. Il silenzio e la preghiera diventano vuoti e sterili se manca l’incontro con la Parola di Dio.
Ora possiamo comprenderlo meglio: che cos’è il silenzio... se non so ascoltare la Parola che mi rivela la verità di Dio e di me stesso? E che cos’è la preghiera, se Dio per me è quasi estraneo? E’ solo la frequentazione costante della Parola di Dio a farmi conoscere il volto di Dio.
È così che a poco a poco nasce e cresce l’amicizia con Cristo. Dio non è più un’idea vaga e lontana, diventa il mistero di una persona viva che mi cerca, mi parla, mi offre comunione. E’ la Parola di Dio che dà senso al silenzio e mi forma al vero silenzio.E’ la Parola di Dio che mi rimanda costantemente allo Spirito e mi rende possibile entrare in comunione con Gesù e con il Padre. Ed è ancora la Parola di Dio che mi chiama a fare spazio ai fratelli nella preghiera e nella vita. Possiamo allora fare nostro quello che diceva un grande pensatore cristiano eliminato dal regime nazista, Dietrich Bonhoeffer:
“La Parola di Dio non raggiunge gli uomini rumorosi, ma quelli che sanno rimanere in silenzio. Noi amiamo il silenzio per amore della Parola di Dio, per onorarla e accoglierla come si deve” (D. Bonhoeffer).
Suggerimenti per il silenzio durante la preghiera
> Non abituarti a sprecare il tempo della preghiera! È facile che succeda e bisogna vigilare. La preghiera personale in silenzio è un lavoro interiore esigente. E’ un’attività di profonda relazione che ci mette in gioco ed è molto più comodo recitare preghiere o scadere in una riflessione vaga e inutile.
Per questo è importante un certo ordine nella preghiera, in modo da cercare un vero incontro con Cristo. Se la preghiera non è un’esperienza di’ comunione con lui... ben presto diventa un peso, una noia e viene accantonata.
> Il silenzio è un impegno che richiede il tuo sforzo ed è anche un dono. E’ sempre frutto di alleanza tra te e lo Spirito Santo. Entra quindi in preghiera... affidando allo Spirito la tua mente, la tua memoria, le tue emozioni, i tuoi desideri. Lo Spirito Santo ti aiuterà a mettere pace, a poco, a poco, in te stesso. Cura la tua posizione fisica in modo che favorisca la calma e l’attenzione. Respira in modo lento e ampio.
> Scegli una “parola-presenza” e ripetila quasi gustandola e orientando tutta la tua attenzione su di essa.
Eccone alcune:
“Gesù
“Abbà-Padre’
“Signore mio e mio Dio
All’inizio può suonarti solo una parola, ma a poco a poco può diventare la Presenza.
Quando altri pensieri e immagini sopraggiungono a darti l’assalto, non impaurirti e non agitarti. Rimani saldo sul nome che stai invocando e lascia scivolare via ogni altra cosa. Anche se ti sembra di non ottenere subito risultati, persisti con tenacia.
> Il tuo sforzo sia condotto senza violenza, con determinazione e amore, con umiltà e serenità. Il tuo unico interesse in, questo momento è incontrare l’Amore che ti ama
> In questo clima di silenzio e di comunione puoi aprire la Parola di Dio e aprire il libro della tua vita.., per metterti in docile ascolto.
Le distrazioni possono diventare preghiera
Dopo aver detto alcune cose sul senso del silenzio e sull’importanza di questo clima per aprirci alla presenza del Signore, fermiamo l’attenzione sul mondo delle distrazioni.
In prima battuta diciamo che sono tutti quei pensieri, fantasie, ricordi, esperienze... che arrivano a noi senza che le cerchiamo, non appena ci mettiamo pregare. A volte sembrano
Spesso usiamo il metodo sbagliato nel gestirle: poiché le consideriamo, in ogni caso, un ostacolo alla preghiera, cerchiamo in un modo o in un altro di eliminarle, come fossero cani randagi da cacciare via. Peccato che quasi mai obbediscono ai nostri ordini. E’ vero che dobbiamo imparare a gestire le distrazioni, ma non possiamo e non dobbiamo buttarle fuori dalla preghiera come se fossero solo materiale negativo. Se le guardiamo in faccia, ci accorgiamo, che le distrazioni non sono altro che il tessuto di quello che viviamo, o abbiamo vissuto, o ci accingiamo a vivere:
- un lavoro o un’ attività,
- un incontro,
- una tristezza, una gioia...
- un imprevisto, una bella sorpresa...
- uno sbaglio, un desiderio,
- una persona malata che mi preoccupa,
- una paura, ecc.
Quando ci fermiamo cercando di fare silenzio... ecco che il fluire della nostra vita viene a noi. Non è saggio cercare di azzerare tutto questo fluire di vita e non è neppure possibile! Sarebbe azzerare la nostra vita, e allora non siamo più noi a pregare, ma una mummia che prega al nostro posto!
La preghiera, se non è intimamente legata alla vita, è illusione, è evasione. Possiamo allora dire che le distrazioni sono qualcosa da prendere in mano e gestire con sapienza. Precisando che non possono essere trattate tutte allo stesso modo.
Ecco qualche distinzione utile.
Interessi di vita
Chiamare “distrazioni” quello che è il tessuto ordinario della vita (lavoro, persone, iniziative da programmare, responsabilità) è già fuorviante.
Se non preghiamo rimanendo aderenti alla vita, che preghiera è mai la nostra? La nostra vita ha bisogno di Dio! Ha bisogno di aprirsi alla sua luce e di scoprire che Dio cammina con noi, nel nostro quotidiano! Com’è reale il rischio di vivere distratti da Dio, come se Dio non ci fosse e non c’entrasse nel nostro quotidiano! Ed è reale il pericolo di affogare nel quotidiano, affannandoci oltre misura. Dunque impariamo a gestire con saggezza queste ottime distrazioni.
Iniziando la preghiera però è essenziale, come si è visto, esercitarci a creare un clima di silenzio fissando l’attenzione sul Signore, altrimenti finiamo per dialogare solo con la nostra vita e non con il Signore.
Quando si presentano questi interessi di vita, riconosciamoli come cose importanti e, in modo amichevole, spostiamoli momentaneamente di fianco a noi. Con l’intesa che li riprenderemo fra poco, non appena ci sembra di essere entrati in un rapporto più vivo col Signore. Il che è sempre un dono dello Spirito e non un impegno solo nostro.
A questo punto dialoghiamo col Signore su questi interessi di vita! E’ qui che lui ci attende perché impariamo a poco a poco a vivere ogni cosa in alleanza con lui. Mettiamoci in ascolto con domande concrete... ed esprimiamo con sincerità e fiducia i nostri desideri.
Momenti straordinari
Ci sono avvenimenti e situazioni talmente intensi che, mentre li viviamo, afferrano tutti i nostri pensieri, le nostre emozioni, la nostra attenzione. Può essere la morte di una persona cara, una scelta decisiva e urgente da prendere, un fallimento.., un innamoramento...
In queste situazioni non si riesce a gestire le “distrazioni” come i “normali” interessi di vita. Qui occorre comportarsi diversamente: si tratta di orientare e affidare al Signore noi stessi, come siamo e in quello che viviamo in quel momento. Il semplice alzare lo sguardo a lui... è già tutto... Si può fare usando una Parola di Dio che sentiamo più nostra:
“….Signore, tu sai tutto...
“Tutto tu vedi e prendi nelle tue mani”.
“Vieni, Signore Gesù”.
Come osiamo chiamare distrazioni questi momenti forti della vita? Consegniamoli al Signore come siamo capaci: sono occasioni speciali per sperimentare il dono della sua vicinanza. Sono occasioni uniche per aprire tutto il nostro essere al Signore; in quei momenti la nostra preghiera può esprimersi al meglio.
Debolezze e ferite da guarire
Durante la preghiera emergono dal nostro cuore e dalla nostra memoria anche le nostre debolezze e il nostro peccato. E’ normale. Anche questi sono aspetti della nostra vita.
Chi di noi non si è trovato, in certi momenti di silenzio e di preghiera, a navigare con la fantasia o la memoria in sogni e immaginazioni che ci farebbero arrossire di vergogna se potessero essere fotografati da chi è in chiesa alle nostre spalle?
Non scandalizziamoci. Queste distrazioni non ci lasciano illudere di essere ormai santi. Queste zone di inquinamento sono parte di noi, così come certe ferite aperte che fanno male. Qui abbiamo più che mai bisogno dello Spirito Santo per gestirle bene.
Non mettiamoci a giocare con questo materiale di fantasie inquinate. Potrebbe travolgerci rovinando tutta la preghiera e lasciandoci in una pesante amarezza. Con la forza dello Spirito è possibile prendere posizione in modo fermo.
Con calma e decisione prendiamo in mano la nostra mente e il nostro cuore e apriamoli al Signore con la supplica, il pentimento, il grido di fede per essere guariti. Si tratta, da una parte di fare il taglio deciso con la corrente che ci inquina, e dall’altra di implorare il Signore proprio su quella piaga.
In conclusione, possiamo dire che il mondo delle “distrazioni” non è altro che lo specchio della nostra vita. Esige perciò un discernimento attento per gestirle in modo efficace e costruttivo. Solo così la nostra preghiera diventa un rapporto incarnato nella vita, con il Signore.
Domande per la revisione di vita
- 1 Il silenzio è per te qualcosa di amico... o Io senti come minaccia, come sfida, disagio?
- Pensa ad una tua giornata normale: hai un certo ordine? Ti sembra di essere tu a scegliere come vivere le cose.., o sono le cose (lavoro, incontri, imprevisti, tv, ecc.) che ti trasportano nella corrente comune?
- Quando ti fermi in preghiera, c’è una distrazione particolare che ti assorbe in questo periodo?