Il matrimonio, la famiglia non sono più quelli di una volta. Sono ben differenti da quello che erano nell'era pre-industriale, "sacralizzati" dalla Chiesa che li ingessava in norme diventate anche sociali e culturali. Se matrimonio e famiglia sono cambiati, se da "sacralizzati" sono diventati "secolarizzati", "deistituzionalizzati", non è dunque l'ora che la Chiesa lasci l'antico approccio e fondi la sua azione pastorale sull'accompagnamento e sulla cura? Non è l'ora che assuma l'immagine del "samaritano" e abbandoni l'immagine sacrale del "sacerdote"?
L'adulterio, l'infedeltà, resta un peccato. Ma nei confronti del peccatore e, in questo caso, di una peccatrice su cui si coagula un'ingiusta discriminazione di genere prevalgono il perdono e la misericordia, l'invito a cambiare vita.
Recenti fatti di cronaca, nazionali e no, ci mettono di fronte a comportamenti compulsivi nell'esercizio della sessualità e nell'utilizzo dei corpi altrui. Come la corporeità e il suo uso sono connessi immediatamente al potere e al denaro?
Anche il cristianesimo, per secoli, si è accanito contro il corpo, mentre vediamo che i vangeli ci presentano un Gesù attento ai sensi, alla corporeità, alla carne. Il peccato non viene necessariamente dalla carne, ma dall’intimo dell’uomo.
E’ un vizio di cui oggi quasi non si parla più. Gran parte dell’anatema che inchioda la lussuria appartiene al passato. Il lussurioso è una persona incapace di opporsi al desiderio smodato del proprio corpo.
Ripensare il problema morale della “omosessualità” in senso generico sub luce evangelii non è ripensarlo con le categorie mentali e la tradizione filosofica che hanno dominato per millenni. E’ invece ripensarlo nel quadro di tutte le nuove conoscenze ed acquisizioni in materia di sessualità umana.
A questo punto è possibile e doveroso, nella nostra riflessione, confrontarci col dato biblico. Si tratta di un capitolo ben noto e ampiamente studiato, ma i testi biblici veramente rilevanti sono proprio molto pochi, e tutti a mio parere di non immediata interpretazione.
Le riflessioni che qui presento non intendono in alcun modo costituire una critica alla dottrina e alla disciplina ufficiale della Chiesa. E neppure intendono entrare nei problemi della cosiddetta pastolare degli omosessuali: certo la gravità e l’urgenza di questi problemi, insieme al dramma interiore dei soggetti e degli operatori che devono affrontarli, indicano che la ricerca teorica deve essere approfondita.