Europa tra identità e integrazione
di Thierry Bonaventura
«Quest'anno, il tema al centro delle riflessioni dell'incontro del Comitato congiunto CCEE-KEK era Identità nazionale e integrazione europea: Il contributo dei cristiani. L'incontro si è svolto a Belgrado su invito dell'arcivescovo metropolita cattolico Stanislav Hocevar, che ha definito Belgrado "la città dei ponti", in quanto situata fra Oriente e Occidente. Tutti i partecipanti si sono dimostrati sensibili a questa definizione, poiché ci ricorda che una delle finalità di questi incontri tra il CCEE e la KEK è di colmare le divisioni e promuovere i contatti tra i cristiani delle diverse tradizioni europee orientali e occidentali.
L'arcivescovo Hocevar ha anche spiegato che il nome Belgrado significa "la città bianca". "Questo nome ci conduce verso l'assoluto, verso la bellezza del Cristo risorto e della città del cielo, quindi ci ricorda anche che, guardando la sorgente della nostra speranza e avvicinandoci al flusso che da essa scaturisce, noi, come cristiani, possiamo contribuire alla costruzione della città dell'uomo".
Ascoltando i vari contributi presentati su questo tema principale, impostati in modo da riuscire a comprendere meglio la situazione dell'Europa di oggi, è emersa la convinzione che ogni essere umano è dotato di una dignità non negoziabile. Tale dignità gli deriva dall'essere stato creato a immagine di Dio, che è essa stessa una comunione di persone: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Pertanto, la persona umana non è limitata alla dimensione individuale ma partecipa anche intrinsecamente della dimensione sociale. Il fatto di appartenere a una famiglia, a una nazione o a molti altri tipi di comunità fa parte dell'identità di ogni persona. Anche se ogni persona è unica, nessuno può realizzare pienamente la propria chiamata senza avere un rapporto con gli altri.
Il cristiano sa che la sua identità fondamentale gli deriva dal battesimo. Questo permette ai cristiani di scoprirsi in quanto esseri umani e, quindi, di servire gli altri. È qui che nasce la loro appartenenza alla chiesa, nel senso della famiglia di Dio, e questo fatto diventa parte della loro identità e produce, come risultato, una responsabilità sociale.
Questa identità non è immutabile nel corso della vita di una persona, di una città o di una nazione. C'è un continuo sviluppo di nuovi elementi che possono trasformarsi in sfide alla nostra identità, alle volte arricchendola, alle volte, invece, generando tensioni. Ma è proprio per questo che l'identità è un'esperienza interiore e rimane una chiamata al dialogo con i fratelli e le sorelle che erano lontani, al fine di lavorare insieme per promuovere il bene comune.
La pace esige realismo e un concentrarsi sulle problematiche diverse dalla mera crescita economica, come ha affermato il dr. Bozidar Delić, vice primo ministro e responsabile per l'integrazione europea del governo della Repubblica Serba. Esige che il nostro quadro di riferimento abbracci anche la questione dell'identità nazionale, senza consentirle di degenerare in forme di nazionalismo. Solo così è possibile individuare un terreno comune sicuro dove possiamo tendere la mano all'altro senza la paura di essere annientati.
In questo contesto, la libertà religiosa non può significare relegare la dimensione religiosa alla vita privata: ecco il risultato della discussione nata dal contributo del prof. Massimo Introvigne, un atteggiamento che favorisce il relativismo o la negazione di qualsiasi credenza. La libertà religiosa rappresenta un diritto e un valore che ogni società democratica dovrebbe essere pronta a difendere e a promuovere.
In questo spirito, i membri del Comitato congiunto hanno deciso di redigere e inviare una lettera alla baronessa Catherine Ashton, alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza dell'Unione Europea, chiedendole che la questione della difesa della libertà religiosa e dei cristiani nel mondo venga inserita nell'ordine del giorno dell'incontro dei ministri degli esteri dell'UE, in calendario per il 21 febbraio. Hanno anche chiesto che venga offerto un chiaro segnale riguardante le decisioni sulle politiche comuni che dimostri l'impegno dell'Unione Europea nella difesa della libertà religiosa per i fedeli di tutte le religioni in tutto il mondo.
Il riferimento alla persecuzione dei cristiani, la cui urgenza appare evidente davanti ai recenti avvenimenti (in particolare nel Medio Oriente e in Iraq) non può essere dimenticato o seppellito da politiche astratte e inconcludenti. I paesi occidentali, che hanno speciali rapporti con aree in cui è attestata la persecuzione, dovrebbero dimostrare il loro impegno concreto nel difendere coloro che sono perseguitati a motivo della loro fede, di qualunque fede si tratti.
Questa è la motivazione di coloro che sono alla ricerca continua del bene, della giustizia, della pace, della verità e della bellezza dell'ecumenismo, che va visto come uno spazio d'incontro e di dialogo tanto a livello personale che fra le comunità che vogliono intraprendere un cammino verso un'unità più profonda, un cammino che coinvolge l'identità radicata in ognuno e che ci permette di scoprire i doni degli altri. Questo richiede una continua conversione. Senza tutto questo, l'unità della chiesa rimarrà sempre un'aspirazione irrealistica. Al contrario, se possiamo fare in modo di approfondire l'amicizia con gli altri e la loro identità, non ci perderemmo man a mano che ci si avvicina alla meta e non rimarremmo ai margini della vita, come ha ricordato la dr.ssa Jeanne Matuszewski.
La crisi economica che ha colpito la nostra epoca è stata anche un'occasione per riflettere seriamente sui rapporti fra l'Europa e le singole nazioni che la compongono. Questo tema è stato affrontato con l'aiuto del pastore Rüdiger Noll, direttore della Commissione "Chiesa e società" della KEK, e di mons. Piotr Mazurckiewicz, segretario generale della Comece (Commissione delle conferenze episcopali della Comunità Europea).
La discussione che ne è seguita ha messo in evidenza come, senza la solidarietà e altri valori che l'esperienza della fede permette di scoprire e di conservare, l'Europa non potrà mai conseguire uno sviluppo integrale. Sarebbe corretto affermare che la crisi economica ha posto i nostri paesi di fronte alla sfida di dover scegliere tra protezionismo e solidarietà. Siamo convinti che, solo quando si è sicuri della propria identità, si è in grado di riconoscere il valore dell'altro e l'importanza dei legami che promuovono l'aiuto reciproco.
Noi crediamo che tutto questo sia vero e possa essere accettato da tutti gli uomini e le donne, indipendentemente dalla loro fede, e anche nel caso in cui non ne professino alcuna. In effetti, è proprio la nostra fede cristiana, con la forza di Dio che porta con sé, che ci fa vedere con maggiore chiarezza quanto sia essenziale non desistere né rinunciare al contributo che dovremmo offrire al bene di quanti vivono in Europa nel rispetto delle identità nazionali e nella promozione della solidarietà. La fede ci aiuta ad amare la nostra identità e coloro a cui apparteniamo e, allo stesso tempo, apre i nostri cuori agli altri e ci incoraggia ad intraprendere tutte le iniziative necessarie per poter andare incontro a chiunque è nel bisogno.
Come cristiani abbiamo un contributo specifico da offrire in Europa, e ci auguriamo che l'ecumenismo, in quanto luogo d'incontro fra tradizioni, comunità e singole persone, possa continuare a svilupparsi e a testimoniare l'impegno dei cristiani nel mantenere sempre vivo l'amore che ci spinge a seguire Gesù, per poter diventare costruttori della vera pace, che ha le sue radici nei cuori dei popoli e delle nazioni».
Nel corso dell'incontro sono anche stati discussi i seguenti temi:
I 10 anni della Charta oecumenica. Quest'anno ricorre il 10° anniversario della firma della Charta Oecumenica (22 aprile 2001). I membri del Comitato congiunto riconoscono in questo documento, più che un testo, un processo in continua costruzione e hanno salutato l'iniziativa dell'Istituto ecumenico dell'università di Friburgo (Svizzera) che, per ricordare la firma, organizzerà un convegno il 9 maggio prossimo sul tema Comunione ecclesiale in Europa. Il Comitato si complimenta, inoltre, per le numerose iniziative previste a livello locale e che costituiscono occasioni di riflessione sul cammino ecumenico in Europa.
La presenza dei Roma nell'Europa orientale. Il CCEE e la KEK stanno per avviare un processo comune di riflessione sulla situazione dei rom provenienti dai paesi membri dell'UE (Slovacchia, Ungheria, Romania e Bulgaria), dove essi costituiscono minoranze particolarmente consistenti. Questo processo sarà accompagnato da esperti e sarà volto a promuovere iniziative concrete che permettano, da una parte, una loro migliore integrazione nel loro paese di origine e, dall'altra, di modificare l'erronea percezione che troppo spesso si ha di essi in Europa.
I rapporti con l'islam. Riconoscendo l'importanza del rapporto tra cristiani e musulmani, il CCEE e la KEK stanno avviando un processo di consultazione presso le rispettive chiese e conferenze episcopali per conoscere maggiormente la realtà e le sfide di questi rapporti. Nel corso dell'anno, i due organismi continentali cercheranno di condividere il risultato delle reciproche consultazioni per verificare i passi futuri da compiere.
Incontro con il nunzio apostolico, i rappresentanti della chiesa ortodossa serba e il ministro per gli affari religiosi. Venerdì 18 febbraio, i membri del Comitato congiunto sono stati invitati da Orlando Antonini, nunzio apostolico nella Repubblica Serba, ad un ricevimento al quale hanno preso parte i rappresentanti diplomatici di numerosi paesi europei. Sabato 19 febbraio, dopo aver incontrato i rappresentanti di alcune comunità locali (Chiesa di San Sava, ortodossa, e la Chiesa di Sant'Antonio, cattolica), il Comitato congiunto ha incontrato presso il patriarcato della chiesa ortodossa serba, i rappresentanti del santo sinodo, il vescovo Irenej di Backa (Novi Sad) e il suo assistente, il vescovo Porfirje, che hanno portato il saluto del patriarca Irinej. L'incontro si è concluso con un ricevimento offerto dal ministro per gli affari religiosi, Bogoljub Sijakovic.
Il prossimo incontro del Comitato congiunto KEK-CCEE si svolgerà dal 26 al 29 gennaio 2012.
(da Settimana, 9, 2011)