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Venerdì, 04 Giugno 2021 16:26

XIII Domenica del Tempo Ordinario – Domenica 27 giugno 2021

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Anno B

- don Paolo Squizzato

Prima lettura: (Sap 1,13-15; 2,23-24)

Dio non ha creato la morte

e non gode per la rovina dei viventi.

Egli infatti ha creato tutte le cose perché esistano;

le creature del mondo sono portatrici di salvezza,

in esse non c’è veleno di morte,

né il regno dei morti è sulla terra.

La giustizia infatti è immortale.

Sì, Dio ha creato l’uomo per l’incorruttibilità,

lo ha fatto immagine della propria natura.

Ma per l’invidia del diavolo la morte è entrata nel mondo

e ne fanno esperienza coloro che le appartengono.

Amen

Salmo: 29

Rit. Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato.È bello rendere grazie al Signore.

Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato,

non hai permesso ai miei nemici di gioire su di me.

Signore, hai fatto risalire la mia vita dagli inferi,

mi hai fatto rivivere perché non scendessi nella fossa. Rit.

Cantate inni al Signore, o suoi fedeli,

della sua santità celebrate il ricordo,

perché la sua collera dura un istante,

la sua bontà per tutta la vita.

Alla sera ospite è il pianto

e al mattino la gioia. Rit.

Ascolta, Signore, abbi pietà di me,

Signore, vieni in mio aiuto!

Hai mutato il mio lamento in danza,

Signore, mio Dio, ti renderò grazie per sempre. Rit.

Seconda lettura: (2Cor 8,7.9.13-15)

Fratelli, come siete ricchi in ogni cosa, nella fede, nella parola, nella conoscenza, in ogni zelo e nella carità che vi abbiamo insegnato, così siate larghi anche in quest’opera generosa.

Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà.

Non si tratta di mettere in difficoltà voi per sollevare gli altri, ma che vi sia uguaglianza. Per il momento la vostra abbondanza supplisca alla loro indigenza, perché anche la loro abbondanza supplisca alla vostra indigenza, e vi sia uguaglianza, come sta scritto: «Colui che raccolse molto non abbondò e colui che raccolse poco non ebbe di meno».

Parola di Dio

Canto al Vangelo ( Cf 2Tm 1,10 )

Alleluia, alleluia.

Il salvatore nostro Cristo Gesù ha vinto la morte

e ha fatto risplendere la vita per mezzo del Vangelo.

Alleluia

Vangelo: (Mc 5,21-43)

In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.

Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.

E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male».

Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo.

Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.

Parola del Signore

OMELIA

Queste non sono due donne distinte, ma simbolo unico di ciò che è la nostra vita: esistenza chiamata a sbocciare e che invece può dissanguarsi, sino a morire per mancanza di un amore vero.

La prima donna ha dodici anni (v. 42b), età da marito al tempo di Gesù. Donna chiamata alla fecondità e invece ancora rinchiusa nella casa paterna, un pezzo grosso: ‘capo della sinagoga’ (v. 22). Lei è solo la bambina (figlioletta, v. 23) di suo padre, anzi odiosamente sua proprietà: ‘la mia figlioletta…’ (v. 23). Non possiede un nome proprio, non s’appartiene, è riconosciuta come ‘la figlia di…’. Percepirsi come ‘cosa altrui’ fa morire. Non venire mai alla pienezza di sé perché sempre intenti a rendere felici gli altri (genitori, superiori, il proprio partner), a corrispondere a dettami religiosi, o semplicemente perché non si è mai deciso che direzione dare alla propria storia, rende una vita morta.

Si è disposti a buttarsi via pur di ricevere un po’ d’affetto, vivendo l’illusione di essere a posto.

Ci sono vite che si ‘dissanguono’ in matrimoni falliti da tempo, dove non c’è più traccia di un amore; persone che s’annientano in lavori che non hanno scelto; anime pie che si consumano in conventi per un sacrificale ‘amor di Dio’ o più semplicemente per paura di prendersi in mano.

Vite addormentate, non vissute, morte.

L’unico desiderio di Dio è che la sua creatura ‘abbia la vita e l’abbia in abbondanza’ (cfr. Gv 10, 10). L’unica vocazione dell’uomo è venire alla luce di sé, risvegliarsi alla pienezza, permettendosi di essere felice. L’inferno è il non vivere.

Gesù entra nella stanza di questa giovane donna che tutti considerano ‘morta’. Vi entra col padre e la madre, cause prime della vita morta della figlia. Entra in quella stanza che tutti hanno trasformato in camera mortuaria, mentre per Gesù è una splendida stanza nuziale. Infatti vi entra come sposo, l’Amore che prende “per mano” la sua sposa, e svegliandola le dice: alzati, prendi in mano la tua vita, fanne un capolavoro di fecondità. Vivi in pienezza, non pagare più il prezzo ad altri della tua felicità. Sii te stessa. «E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male» (v. 29).

«Fanciulla, io capisco tutta l’angoscia di cui ti hanno oberato; capisco la tua paura di camminare con le tue gambe; comprendo benissimo quanta dipendenza, arrendevolezza, falsa obbedienza e bisogno di sicurezza ti abbiano inculcato. E tuttavia “alzati”. Intraprendi la strada che sei in grado di percorrere da te, alzati e decidi da te la direzione da imprimere alla tua vita» (E. Drewermann).

Abbiamo tutti bisogno di una voce che ci permetta di tornare ad essere noi stessi, veri, qualcuno che ci urli – come Gesù all’amico Lazzaro (cfr. Gv 11, 43) – “Vieni fuori, vieni alla luce, rinasci!”.

Venire alla luce della ‘propria’ verità, questo è vita. Tutte le altre ‘verità’, gridate e imposte, faranno solo ammalare e morire.

CAMMINO DELLA SETTIMANA

Due spunti su cui meditare, a Voi cercarne altri:

  • - «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te ……». «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male». …

  • L’unica vocazione dell’uomo è venire alla luce di sé, risvegliarsi alla pienezza, permettendosi di essere felice. L’inferno è il non vivere.

 

Buon cammino!

Se hai bisogno di una scheda per guidare la "Liturgia della Parola", sulle letture di questa domenica, la troverai qui:

 

"Una guida sintetica per condurre la Liturgia della Parola”


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